martedì 24 agosto 2010

Precari e sciopero della fame

Sui giornali e in televisione ha uno spazio molto molto relativo la protesta di alcuni precari della scuola che sono in sciopero della fame. In realtà la protesta dilaga un po' dappertutto perché effettivamente i tagli nel mondo della scuola sono molto pesanti e molta gente che finora si è procurato di che vivere grazie alla scuola finirà in mezzo a una strada, con buona pace dei nostri ministri (nella fattispecie, Gelmini, Tremonti, Brunetta e Sacconi). Che dire?
Certo, la scuola è stata trattata per molti anni come un vero e proprio ammortizzatore sociale, ma il taglio fatto in questo modo produce l'effetto contrario a quello desiderato: chi è entrato molti anni fa, e si può permettere di lavorare meno di quanto dovrebbe, non viene minimamente toccato da questa riforma, e chi ci rimette è la forza fresca che dovrebbe sostenere lo sforzo di ammodernamento della nostra scuola. In ogni scuola c'è chi lavora di più e chi lavora di meno, come in ogni azienda, come in ogni ambiente umano (pensiamo ai partiti politici). Non sarà certo un taglio di questo tipo e di questa entità a sistemare le cose.

La cosa che però mi stupisce di più è il silenzio che circonda chi digiuna.

Tacciono tutte quelle forze che potrebbero mobilitarsi e mobilitare solidarietà: non basta dire che la Riforma è sbagliata (e lo è nel profondo: sarebbe bastato semplicemente riordinare gli indirizzi di studio - a livello ministeriale - e - a cura degli uffici scolastici regionali - la distribuzione geografica degli istituti, senza voler per forza tagliare posti di lavoro), occorre fare qualcosa. Cosa dicono il PD, l'IdV, le altre forze di opposizione? Cosa dicono i sindacati?

Tace chi è di ruolo, relativamente tranquillo ma anche no. Da dentro la scuola le voci di dissenso non riescono a farsi sentire. La maggioranza degli insegnanti sta assistendo al compiersi degli eventi in silenzio. Rassegnazione, frustrazione, depressione..

Chi protesta viene ignorato, così come si ignora il questuante che ti chiede una moneta davanti al supermercato perché ha fame. Tu esci con il carrello della spesa colmo, e senza alcun imbarazzo, muso duro e bareta fracà, tiri dritto verso la macchina.
Oppure chi protesta viene trattato in maniera quasi "folkloristica", la protesta diventa una "moda", in modo da svilire le vere ragioni che stanno dietro al digiuno.

Le previsioni dicono che la macchina si è appena messa in moto e che per la scuola il peggio arriverà il prossimo anno. Auguri a tutti!

Due parole su Bongo bongo

Nelle mie infinite peregrinazioni in rete, spesso mi imbatto in quell'autentica miniera che è youtube. e qui cerco e trovo cose di minima importanza che però rivelano mondi interi. è il caso di questa canzone di Nilla Pizzi, Bongo bongo.
Il tema è assolutamente attuale (e naturalmente spinoso): l'esploratore che cerca di convincere una tribù dell'Africa ad assaporare i pregi della civiltà occidentale viene respinto solo da un anziano resistente "con la sveglia al collo". Ma con quanta levità Nilla Pizzi e Luciano Benevene trattano l'argomento.. ascolto questa canzone, con l'ampio commento della big band, e rifletto sulla società che ascoltava questa canzone, sul fatto che dire "negro" non aveva la connotazione odierna, sulla superficialità delle cose offerte dal grande esploratore (spiega i quadri futuristi, lo swing, la moda) sulla dignità del vecchio negro che prende la parola per rispondere un netto rifiuto. Sarà che vivo in un mondo completamente rovesciato intorno a questa questione, con il razzismo, l'intolleranza, il rifiuto praticamente accettati come comportamenti normali da parte della maggioranza delle persone, ma ascoltare questa canzoncina mi fa sorridere e pensare che in fondo un tempo non eravamo la società cattiva che siamo oggi.

lunedì 2 agosto 2010

Piccola digressione bolognese

Da giovedì a domenica sono rimasto a Bologna, ospite di un amico. Venerdì ho visto Dino Fumaretto, un autore piuttosto insolito (so che è riduttivo definirlo così, ma al momento non ho altro aggettivo), in un posto sperduto sulla collina intorno a Bologna ma vicinissimo al centro. Sabato sera invece al Botanique ho ascoltato il mio primo concerto di Amor fou, un gruppo davvero notevole (ho perfino acquistato due cd).

E' bello vedere che musica nuova si agita sotto il cielo di queste terre. Dà il senso di una terra ancora gravida, fertile, ricca, malgrado tutto ciò che sta facendo terra bruciata intorno a qualsiasi contenuto culturale che non sia il posticcio, la baruffa, la velona.. Questi artisti dimostrano che c'è un'Italia che va ben oltre il giocagioué..

Ovviamente in quattro giorni ho fatto e visto anche altre cose: incontrato un amico di vecchia data, un amico nuovissimo, conosciuto addirittura persone nuove e divertenti, visitato l'Archiginnasio, le mie amatissime librerie bolognesi, recuperato qualche sana bottiglia di Orval, la birra trappista così rara da queste parti; in più ho trascorso un sabato mattina alla montagnola (al mercato).

Bologna, una città che amo. Emilia, la mia regione, terra che amo.