domenica 21 agosto 2011

Scritto sul muro

Uscendo dalla posta centrale di Este, ospitata temporaneamente in una struttura mobile che fa tanto accampamento, e risalendo il vialetto che conduce al corso principale mi imbatto in questa scritta su un muro: "I [love] Ongaro". Ignoro chi possa averla scritta, anche se sospetto che si tratti di mano femminile. Rifletto su alcuni dettagli: la ragazza copia dalle magliette (la I e il cuore per dire love), usa la lingua inglese, è audace perché è lei a scrivere. Un tempo eravamo noi maschietti a scrivere sui muri ma, si sa, i tempi cambiano. La cosa però che mi ha fatto davvero sorridere è il fatto che l'amato non abbia un nome, ma un cognome. I casi sono diversi: non conosce il nome anagrafico dell'amato. In tal caso il messaggio è una vera e propria dichiarazione d'amore. Oppure nella compagnia "ongaro" è anche il soprannome (normalmente è un cognome discretamente diffuso da queste parti) e lei usa il cognome confidenzialmente. Eppure fa un certo effetto vedere una dichiarazione d'amore fatta ad un cognome! Cose di Este!

venerdì 19 agosto 2011

Luna all'alba di Ferragosto


La mattina di Ferragosto, verso le 6, mi sono svegliato e ho guardato fuori dalla finesta. La luna piena stava tramontando ma, evidentemente stanca di tanto peregrinare, aveva deciso di sostare un momento sull'albero dietro casa mia. Così ci siamo salutati, ho scattato questa foto e mi sono rimesso a dormire. La luna poi non so dove sia andata. Magari a far colazione.

domenica 14 agosto 2011

Taccuino portoghese #5

In un pomeriggio di pioggia, uno di quelli da pioggia obliqua, ho visitato la casa di Fernando Pessoa. Era una delle cose che volevo visitare qui a Lisbona. Ho gironzolato con il libro dell'Inquitetudine in borsa durante i miei pellegrinaggi in giro per la città. Ed è qui che il viaggio doveva finire: nelle stanzette pulite dove ha soggiornato il poeta che ha scritto:

Nulla si sa, tutto si immagina.
Circondati di rose, ama, bevi e taci.
Il resto è niente.

Il luogo in sé è ben strutturato, anche se tutto è ricostruito e forse solo alcuni pezzi del mobilio sono originali. La vera avventura è stata arrivarci (è fuori dal centro propriamente detto di Lisbona, in un quartiere chiamato Campo de Orique): dopo aver sbagliato strada sotto la pioggia sono stato "tratto in salvo" da un signore che mi ha condotto personalmente davanti a casa Pessoa. E il ritorno in centro l'ho fatto con il mitico 28, il tram che gira per i sette colli di Lisbona.


Taccuino portoghese #4

L'expo di Lisbona mi produce una tristezza preventiva: vedendo i risultati ottenuti a Lisbona dai cantieri dell'Expo, penso a quello a cui stiamo andando incontro in Italia con i cantieri di Milano. Tutto sommato mi pare che a Lisbona il risultato sia stato quello di caratterizzare e riqualificare un'area, magari con strutture importanti (un ristorante altissimo, una teleferica panoramica) e una serie di locali e di abitazioni di pregio. Insomma, la domenica in cui ho visitato la zona pareva una sorta di luna park ancora funzionante (malgrado siano passati diversi anni). Chissà cosa succederà a Milano..
La cosa più curiosa che mi è capitato di trovare però è la faccia di quest'albero, un po' sbilenca, un po' indecisa.

martedì 9 agosto 2011

Chiamami col tuo nome

Sono arrivato a questo libro con alcuni anni di ritardo: è uscito nel 2008, quando l'ho cercato era esaurito ed è ricomparso da poco in edizione tascabile. Rinvio, per la trama, al link sul titolo che vi conduce alla pagina di Wikipedia. Mi soffermo sulle emozioni provate, in particolare nella lettura della parte finale. Dopo la scoperta dell'amore tra i due protagonisti, la partenza di uno dei due (e una breve luna di miele a Roma, culminata in un bacio piuttosto difficile, dopo aver vomitato) e il ritorno a casa dell'altro, il romanzo prende una piega lirica che a fatica riesco a riproporre. Vi rinvio alla pagina di Wikiquote, per alcune citazioni dal libro. Ma nel leggere le parole che il padre dice al figlio o la frase finale che uno dei due amanti dice all'altro.. insomma.. ho pianto, pianto come non succedeva da un sacco di tempo. E mi sto chiedendo ancora il perché. Un libro bellissimo, emozionante, commovente.

lunedì 8 agosto 2011

Taccuino portoghese #3

Questa foto rappresenta un tramonto. L'ha scattata Clara mentre aspettavamo che il ristorante in riva al mare preparasse la cena a base di sardine alla griglia. Può sembrare banale, ma in realtà è un tramonto sull'Oceano. Eravamo a Caparica, dove ho provato anche il bagno in acque oceaniche.. leggermente più fredde del nostro piccolo mare.. a pensare alla vastità di questa massa d'acqua, il mio Adriatico (che frequento ormai solo da Ostuni in giù..) sembra proprio uno stagno! Una giornata di puro relax.
Sabato invece mi hanno portato a Sintra a visitare un giardino meraviglioso, la Quinta da Regaleira (il link è nel titolo). Un'opera della fine del XIX secolo, voluta da un magnate portoghese e realizzata da un architetto scenografo italiano, Luigi Manini.
un pomeriggio trascorso tra piante esotiche, gallerie, piccoli anfratti e una casa molto bella. Un altro dolcetto tipico di Sintra, una specie di rotolo con dentro una crema all'uovo, mi riporta alla passione portoghese per il cibo: il Pasteis du Belem, questo di Sintra.. anche il nostro Krapfen qui cambia forma e nome e si chiama "Bola de Berlin" (Berlin non è una località portoghese, ma la capitale tedesca: siccome il krapfen è tedesco, i portoghesi lo chiamano di conseguenza..).

venerdì 5 agosto 2011

Taccuino portoghese #2


la colonna sonora di Maria Gadu e la vista mozzafiato da Cabo da Roca, il punto più occidentale della cara vecchia Europa. Questo il menu della terza giornata (giovedì) in terra lusitana. In verità in casa di Ivan si ascolta un po' di tutto, con prevalenza per i suoi amatissimi Bruce Springsteen, Fabrizio de André e Roberto Vecchoni, ma secondo me Maria Gadu è proprio la cifra esatta per presentare questo punto estremo d'Europa, nel quale sono arrivato in un momento particolare, cioè senza un alito di vento. Così il panorama circostante è sembrato un pochino irlandese..
e l'effetto di questa marginalità di costa, tra Irlanda e Portogallo è un effetto davvero bello, non solo dal punto di vista estetico: fa riflettere sull'unità "naturale" di un continente in realtà diviso sotto il profilo politico ed economico in Stati, regioni, province,aree, distretti.

Taccuino portoghese #1


eccomi tornato a casetta! l'immagine scattata davanti al monumento detto del "descobrimento" è emblematica: un piede in Italia, uno in Portogallo. Lisbona è una città calda, leggera, simpatica. Primi due giorni in giro per la città: la zona di Belem, con il Jeronimo, il centro culturale con un'importante collezione privata (e gratuita) di arte contemporanea e la celeberrima pasticceria dei "Pasteis du Belem", eccezionali. Il secondo giorno a spasso da solo, sbagliando il fuso orario (esco alle 8 ma credendo fossero le 9)ma godendo la città da turista per modo di dire, senza la guida, seguendo il flusso..
Uno splendido pomeriggio, dopo un pranzo molto simpatico con un amico di Lisbona, passato in zona Carmo, poi sulle tracce di Pessoa, tra la Brasileira, la sua casa natale davanti a un teatro molto bello, la chiesa dov'è stato battezzato.. insomma, primi due giorni alla scoperta della città e della cultura del posto.
Tutta la città parla di Pessoa, del suo modo di vedere il mondo, la vita, l'amore: un modo molto caldo, calmo e al tempo stesso ricco e "pieno". Ed è un modo profondamente mio. ho conosciuto questo poeta durante gli anni dell'Università: ho letto i preziosi volumi pubblicati da Adelphi e uno dei miei libri più cari è il Libro dell'inquietudine (nell'edizione grossa di Feltrinelli) che ho portato con me e che ho in parte letto in Praça do Carmo sorseggiando una ottima super Bock (il Porto con il caldo che faceva era assolutamente sconsigliato)!