sabato 25 agosto 2012

Una strada romantica (SS 16)

Una domenica di qualche mese fa, ultima in casa di campionato. Scendo a Ferrara con la Mini (Emilia) per vedere la partita. Risultato scontato, cielo assente. Passeggio per la città dopo la vittoria, ma è una vittoria che vale quel che vale, a questo punto. Ci giocheremo la permanenza in Prima Divisione ai play out. Ad ogni modo amo quella città bellissima, amo Ferrara. Un po' perché ci sono nato, un po' perché la mia dimensione interiore qui trova molto di sè. In più, da alcuni anni, trovo particolarmente romantica la strada statale che porta da Este a Ferrara. Per me è una vera strada romantica. Attraversa il Polesine, lo taglia proprio di netto, lo penetra, ci sguazza quasi. Ed è un nastro d'asfalto che richiede una velocità misurata (anche perché lungo tutto il tratto è costellato di segnali che ricordano che la velocità è controllata praticamente ovunque). Attraversa paesi, lambisce una città (Rovigo), supera fiumi, canali, scoli, costeggia campi e campi e argini e alberi. Una campagna bella e disordinata, nella quale i tentativi di superare la dimensione agricola per accedere ad una dimensione più commerciale o addirittura industriale sono evidenti e spesso malriusciti. A volte penso che per capire un territorio sia sufficiente percorrere le strade statali per vedere un'altra Italia. Un po' lo stesso ragionamento che si può fare quando si viaggia in treno: scegliere i treni regionali in luogo delle cosiddette "frecce" forse mette in contatto in maniera differente con la realtà che ci circonda. E forse è per questa distanza di tempo e di luogo che amo questo tratto di strada che mi riporta all'infanzia dorata che ho vissuto quando vivevo nel ferrarese.

Dove eravamo rimasti? Ah sì, l'estate!!

Eravamo rimasti che l'ultima volta in cui ho scritto l'estate era alle porte. Poi è arrivato il terremoto, con il paese nel quale sono cresciuto martoriato dalle scosse. La fine della scuola, gli esami di Stato a Piove di Sacco, il corso di recupero per i miei fantolini e infine le meritate (e necessarie) vacanze. Prometto di essere più assiduo nel racconto delle mie alterne vicende. A partire dalle cose viste in estate (l'anno scorso fu un diario portoghese, quest'anno dovrebbe essere un diario calabrese), tra le quali due concerti assolutamente notevoli di cui vi parlerò a breve, ma di uno dei quali mi piace darvi un anticipo qui (anche per farmi perdonare). A presto!

mercoledì 2 maggio 2012

Due parole sulla Lega e il territorio

C'è una cosa che non ho capito della Lega al governo ed è la posizione sull'ici. L'ici era l'unica imposta che rimaneva totalmente nella cassa dei Comuni. Come mai una forza legata al territorio, ai paesi, alla gente, accetta tranquillamente che venga abolita e che di conseguenza vengano sottratte risorse ai territori? Avrebbe dovuto lottare per ridurre l'irpef, o qualche accisa, insomma ridurre i soldi diretti a Roma, piuttosto di quelli diretti ai bilanci dei comuni. E invece, niente da fare. La storia dei finanziamenti ai partiti ci spiega il motivo di questa scelta. Ma una domanda mi sorge nuovamente: come mai gli elettori leghisti non hanno minimamente osservato questa minima differenza di posizione?

mercoledì 4 aprile 2012

Centurioni, nulla è cambiato!

Riflessione a margine del viaggio di istruzione (e per alcuni viaggio-distruzione) a Roma. Riflessione che esula dal contenuto del viaggio, dalla sua funzione. Un'immagine mi è rimasta impressa: i centurioni intorno al Colosseo. All'inizio erano tutti romani, romani "de Roma": venivano dalle borgate o dai quartieri popolari storici, casilino, pigneto, prenestino. Passavano dalla solennità del pretorio alla battuta tipica romanesca.
L'altro giorno i centurioni intorno al Colosseo, ma anche sulla via dei Fori, davanti al Pantheon, erano stranieri. Slavi, mediterranei, di colore. Un bell'effetto, senza dubbio: sentire il romanesco in bocca ad un maghrebino è, secondo me, uno degli esiti più interessanti della globalizzazione. Al tempo stesso però ricorda esattamente quello che è accaduto secoli fa, prima della caduta dell'Impero. I centurioni metafora e memoria storica.. c'è da meditare.

mercoledì 21 marzo 2012

Magnifica presenza!

Ormai non riesco più a giudicare un film di Ozpetek. Come lo giro lo giro, mi strappa un sorriso, anche quando non mi convince. Questa storia è la classica storia "alla Ozpetek" (ormai esistono le storie "alla Ozpetek", eh sì, ormai sì) con tutti gli ingredienti del caso: l'elemento gay, questa volta sullo sfondo, perché il protagonista vive la propria identità sessuale come un dubbio; quello turco, questa volta con un altro Yilmaz; la vecchia attrice riproposta in qualcosa più di un cameo, un'Anna Proclemer nei panni di una vecchia attrice compromessa con il fascismo; il rapporto molto forte con la memoria (il ricordo andava dritto alla Finestra di fronte); il finale sfumato. Ad ogni modo alcune cose non mi hanno convinto: per esempio l'episodio con Platinette, assolutamente estraneo alla vicenda (ricordava piuttosto Nirvana di Salvatores), il rapporto con Massimo, il personaggio della cugina. Tuttavia queste perplessità non inficiano il giudizio complessivamente sorridente per questo film, nel quale trova spazio anche una citazione dalle Golden girls (e chi saranno mai, si chiederanno i più.. hehe..).

Poesia e primavera (ciao Tonino!)

Oggi ho partecipato alla prima giornata della Poesia; è stata un'esperienza interessante, pur con alcune incertezze (per sapere di cosa sto parlando, digitate Esteinverso 2012 nel vostro motore di ricerca). Sicuramente però è stato piantato un piccolo seme e spero che l'edizione del prossimo anno possa essere un pochino migliore. Purtroppo, appena tornato a casa ho ricevuto la brutta notizia della morte di Tonino Guerra. Ho pensato: però, un poeta muore il primo giorno di primavera, durante la festa della Poesia.. Credo se ne sia andato anche lui sorridendo e pensando a queste cose. Penso a lui e rivedo la scena del nonno di Amarcord (questa) o quella della poesia i matoni (la sentite qui). Un grande personaggio, testimone di un tempo e di un mondo che sta piano piano scomparendo.

domenica 11 marzo 2012

The help! per Angelino

Non riesco a non mettere in relazione due elementi incontrati negli ultimi giorni. Giovedì, festa della donna, il cineforum di Este ha proposto il film "The help" (cliccando qui potete vedere il trailer ufficiale in hd): un film bello e profondo sulla discriminazione razziale nell'America di JFK e di Martin Luther King (roba di cinquant'anni fa, per intenderci..); ieri sento la dichiarazione di chiaro stampo elettoralistico di Alfano: noi difendiamo la famiglia, con la sinistra matrimoni gay. Posto che si tratta di un'affermazione completamente "decentrata", con tutto quello che sta capitando in Italia grazie ai mille Alfano al potere, figuratevi quale governo di sinistra farebbe i matrimoni gay, è proprio il suo essere fuoriluogo a richiamare un'attenzione particolare.
Ho pensato: perché dice questa cosa? Naturalmente per spaventare l'elettore medio, grigio, incupito dalla crisi, dai debiti, che deve trovare un nemico per sfogare il proprio livore. E convincerlo a votare per lui e per la forza che rappresenta.

Poi l'ho collegato al film: là era un movimento segregazionista che negava alle donne di servizio di colore l'utilizzo del bagno di casa per espletare i propri bisogni corporali; qui un altro movimento segregazionista che punta a negare il riconoscimento di un semplice diritto civile travestendolo da matrimonio.

Alfano è come le giovani signore wasp del Mississippi degli anni '60? In un certo senso sì, e forse è pure peggiore. E' peggiore perché i tempi sono cambiati e dovrebbe avere strumenti intellettuali sufficienti a capirlo e ad accettare lo stato delle cose. Invece lui, e tutti quelli che come lui gestiscono il potere, sta contribuendo a trasformare il nostro Paese in un luogo fuori dal tempo, dove valgono regole strane, solo per noi.

Alla fine del film, vedendo il riscatto di queste dignitosissime signore di colore, confesso che mi è scappata qualche lacrima. Sentendo Alfano nessuna lacrima ma una sola domanda: siamo sicuri che idee di questo tipo debbano guidare il nostro Paese?

giovedì 1 marzo 2012

Cosa sarà che fa crescere gli alberi e la felicità?


L'ultimo post dello scorso anno e il primo di questo sono in realtà due epigrafi. Verso la fine del 2011 salutavo Steve Jobs (per la cronaca sono sempre stato un fiero oppositore della logica Apple, ma occorre riconoscere la grandezza del fondatore), oggi saluto Lucio Dalla. E devo dire che, aldilà del personaggio, sempre così fuori dallo schema solito, la parola che mi viene in mente pensando a lui è "felicità".

"Cosa sarà, che fa crescere gli alberi, la felicità" è un verso che secondo me apre veramente un mondo: una domanda tutto sommato semplice, ma dalla risposta assolutamente imprevedibile.. con le due sospensioni in corrispondenza delle virgole che in qualche modo isolano e rilanciano le parole successive.
E poi, una delle canzoni che maggiormente lego agli anni dell'Università è sua: il titolo è proprio felicità, e la potete ascoltare cliccando qui.
Sarà che alla fine quelli della mia generazione sono cresciuti con le sue canzoni, pensare solo oggi che ci ha lasciati a 68 anni, beh, mi ha lasciato un po' così. Non gli avrei mai dato quell'età, pur sapendo che era nato il 4 marzo '43.
E' un altro segno del tempo che passa, come passa la felicità nella canzone, senza fermarsi mai. O quasi.