domenica 27 febbraio 2011

Due parole sulla scuola (a proposito di Silvio B.)

Rimango senza parole ogni volta che Silvio B. parla della scuola e dei professori "comunisti", tra i quali senz'altro il buon Silvio B. avrà iscritto anche me. Sembra che la scuola sia una riserva indiana, dove frotte di docenti di sinistra cercano di convincere torme di ragazzini confusi (ma dove?) al verbo socialista. Peraltro non è vero: conosco molti colleghi di centro o di destra con i quali collaboro attivamente ad uno scopo comune, la formazione della coscienza dei ragazzi. E con questi colleghi c'è stima reciproca. Allora i casi sono tre: o i docenti di sinistra sono davvero poco efficaci, o non è vero quello che dice Silvio B. Oppure, ed è la conclusione ancora più amara, la scuola non ha più, nella formazione delle giovani generazioni, il peso che può attribuirle un signore che ha passato i settanta da un po'.
Discuto spesso con i miei allievi: discuto di letteratura, di poesia, di storia, ma anche delle cose che accadono oggi, perché quello che insegno deve servire ai miei ragazzi per capire meglio la realtà in cui vivono.A volte il confronto è teso, ma i principi che ispirano il dialogo sono sempre gli stessi e sono condivisi: il rispetto, la libertà, l'educazione. Credo che questi siano i valori che la nostra società dovrebbe coltivare. In realtà, il momento del confronto in classe è una delle cose che i miei ex allievi ricordano con maggior piacere. E ho capito perché: perché l'altro termine dell'educazione dei giovani d'oggi, la televisione, propone tutt'altro. Tutti uguali, possibilmente fighi, abbronzati, boni. Gli altri esclusi. In televisione non c'è il confronto se non in termini di conflitto, il modello è Sgarbi che bercia; l'educazione è intesa in senso molto lato, la libertà, mah.. non so se in televisione esista la libertà.
Se veramente la scuola funzionasse nel senso che teme Silvio B., la società sarebbe senza dubbio meglio di com'è oggi. Ma ahimé la televisione vince. Sempre. E Silvio B. lo sa.

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