martedì 8 marzo 2011

Manuale d'amore 3


Ieri sera ho visto "Manuale d'amore 3". Il bello di questi film non è tanto il tema, la storia, l'intreccio. Il bello è il confronto che si può sviluppare con i "Manuali" precendenti, in particolare per il racconto sociale che ne scaturisce. Questi film potrebbero essere una nuova frontiera del "neo-neorealismo"? Forse sì, ma non tanto per il realismo del racconto (difficilmente le tre vicende si sviluppano davvero così, in realtà), quanto per il profilo dei personaggi: Scamarcio, Verdone e De Niro rappresentano tre tipologie sociologiche di maschio italiano. Tutti e tre con qualcosa da nascondere, tutti e tre con il fantasma nell'armadio, tutti e tre abbastanza scontenti della loro dimensione esistenziale. Eppure tutti e tre, in apparenza, stanno bene: rampante avvocato, affermato giornalista, professore in pensione, con luminosa carriera universitaria. Il "neo-neorealismo" potrebbe partire da queste domande. Cosa non funziona in queste vite? Cosa non funziona nell'individuo di oggi? Cosa spinge i primi due al tradimento (ma Scamarcio non lo confessa, a differenza di Verdone, che viene quindi abbandonato dalla moglie..) e il terzo ad una specie di "tradimento" nei confronti dell'amico? Veramente questa è una società così "infedele"?

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