mercoledì 13 luglio 2011

Togliamo il disturbo!


Finisco questo pomeriggio il secondo libro dell'estate (il primo, l'ultimo romanzo di Walter Siti, è troppo duro da commentare..). Un saggio di Paola Mastrocola relativo alla scuola:"saggio sulla libertà di non studiare". La recensione video, fatta da Fazio la trovate toccando il titolo. Confesso di essermi sentito un po' in colpa: a volte mi rendo conto che indulgo sui miei allievi, a volte ascolto i loro pensieri, i loro problemi (anche quelli davvero seri); cerco di essere rigoroso, nei limiti di un programma troppo vasto per le ore che sono rimaste, propongo attività, iniziative, letture. Come la Mastrocola, ho tre, quattro allievi che condividono con convinzione la mia linea didattica, gli altri arrancano, pochi rifiutano. Molto spesso faccio riflettere i ragazzi su ciò che stanno facendo. Molte volte riconoscono l'inganno, ma non fanno nulla per svelarlo. Attraversano l'inutile con l'indolenza di chi non ha speranza di un gran futuro.
Tutto torna, cara Mastrocola: l'analisi è quasi sempre corretta. La proposta contenuta nella parte finale del libro è velatamente quella di un ritorno al passato: le elementari (e non le primarie) si chiamavano così perché insegnavano un sapere elementare, esercitavano la memoria e trasferivano nozioni che dovevano rimanere per tutta la vita ed essere non un pilastro culturale, ma un elemento cardine della formazione di ognuno: ricordo i nomi di tutte le città di Italia dalla terza elementare, per esempio; i nomi dei re di Roma, dgli eroi principali. Perché è stato smantellato tutto? Non era più democratico proprio perché più semplice? Le tre scuole superiori più o meno richiamano la struttura tradizionale della nostra scuola attuale, liceo, tecnico, professionale. Ma il punto è proprio quello delle elementari. E' inutile: è lì che si è perduto il passo.
Ricordo che a me (e ai miei compagni) la maestra faceva imparare a memoria chilometri e chilometri di poesie con la rima, Pascoli, Carducci, i minori dell'Ottocento (patriottici, così tempravano lo spirito nazionale..); a mio nipote facevano imparare i pensieri di Rilke o di Leopardi. Persa la rima, la memoria non si ancorava più al suono, ma al nulla. E infatti i ragazzi nulla ricordano.

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